COS’È UNO SCHEMA PONZI

L’emigrazione italiana negli Stati Uniti, si sa, ha dato un contributo rilevante alla crescita e al successo di quel paese ma, tra i molti italiani che dalla metà dell’Ottocento fino ai giorni nostri sono approdati in terra americana non tutti erano persone perbene. L’Italia ha esportato anche mafiosi, camorristi, delinquenti comuni e truffatori come il famoso Charles Ponzi. In realtà questo era soltanto uno dei tanti nomi con i quali si presentava Carlo Ponzi, nato a Lugo, paesino della Romagna, in provincia di Ravenna, il 3 marzo del 1882. Dopo aver lavorato come impiegato postale a Parma, aver frequentato per qualche anno l’università a Roma, decise di emigrare negli Stati Uniti dove arriva nel 1903. Si narra che durante il viaggio in nave perse in scommesse tutti i risparmi che si era portato dall’Italia per cui sbarcò con tante idee, tante speranze e soltanto due dollari e mezzo in tasca.

Per alcuni anni fece diversi lavori finché nel 1907 si trasferisce in Canada a Montreal dove comincia a lavorare presso il Banco Zarossi, una piccola banca fondata da un italiano, che si occupa principalmente di gestire i risparmi dei numerosi immigrati italiani. In realtà la banca versa in cattive acque e dopo breve tempo fallisce mentre il titolare scappa in Messico con il bottino. Ponzi a corto di denaro falsifica un assegno ma viene scoperto e finisce in carcere per tre anni.

Nel 1911 viene scarcerato e decide di tornare negli Stati Uniti ma viene coinvolto in un traffico di immigrati clandestini e finisce di nuove al fresco, questa volta però ad Atlanta dove gode, per ben due anni, dell’ospitalità del sistema carcerario statunitense.

Una volta liberato si trasferisce a Boston dove conosce una ragazza italiana Rose Gnecco con la quale nel 1918 convola a nozze.

Nel frattempo si inventa diversi affari finché non scopre un sistema per lucrare legalmente sulle differenze di valore tra i francobolli e i Buoni di risposta internazionale. I Buoni o coupon di risposta internazionale sono dei valori accettati tra paesi che hanno stabilito una convenzione, con i quali è possibile scambiare francobolli in un paese diverso. In pratica, un privato, dall’Italia, poteva inviare a un suo corrispondente negli Stati Uniti, un coupon con il valore dei francobolli che il suo corrispondente avrebbe dovuto acquistare negli Stati Uniti per inviargli una risposta. Ponzi si rende conto che mentre il controvalore in francobolli di questi coupon è lo stesso in tutti i paesi il costo di acquisto dei coupon varia da paese a paese e quindi c’è la possibilità di guadagnare su questa differenza di prezzo.

Fonda una società finanziaria e raccoglie capitali promettendo guadagni sempre più mirabolanti. All’inizio in effetti chi investe guadagna molto e quindi questo fatto incoraggia a fare nuovi investimenti. In brevissimo tempo Ponzi diventa ricchissimo, raccoglie grandi capitali ma alcuni inchieste giornalistiche cominciano a sollevare dubbi sulla sua società. Indagano anche le autorità e nel 1920 Ponzi viene accusato di frode e condannato a 5 anni di reclusione. La sua società crolla facendo perdere tutti i loro soldi a più di 40.000 investitori. Esce di galera dopo tre anni e sei mesi e si trasferisce in Florida dove, sotto falso nome, inizia a organizzare una nuova truffa questa volta sull’acquisto di alcuni terreni. Finisce nuovamente in carcere e infine nel 1934 viene forzatamente rimpatriato in italia. Finisce a lavorare per una compagnia aerea in Brasile ma con lo scoppio della Seconda guerra mondiale e l’entrata in guerra del Brasile a fianco degli Alleati perde il lavoro. Morirà in miseria a Rio de Janeiro nel 1949.

Questa la storia avventurosa e tragica allo stesso tempo di un personaggio che è diventato famoso per aver causato uno dei più fantastici crack finanziari della storia americana e per aver dato il nome al cosiddetto “schema Ponzi”.

Lo schema Ponzi che è poi diventato il prototipo di tutte le cosiddette “piramidi finanziarie” si basa su alcuni presupposti:

  • Rendimenti fuori mercato promessi agli investitori: tassi d’interesse molto alti in tempi molto brevi.
  • Gli investitori vengono ingolositi dal fatto che i primi investimenti vengono rimborsati con i guadagni promessi, il che induce a reinvestire.
  • Gli stessi investitori diventano il miglior veicolo pubblicitario per quel tipo di investimento e quindi attirano nella trappola altri investitori desiderosi di guadagnare.
  • In realtà alla base di tutto il meccanismo non c’è alcun business reale, oppure il business reale non è così remunerativo come si intende far credere o diventa semplicemente lo “specchietto per le allodole” per attirare gli investitori.
  • Il meccanismo funziona fintanto che il numero dei nuovi investitori e dei nuovi capitali raccolti supera il numero di coloro che si ritirano dall’investimento. In pratica i capitali dei nuovi investitori servono non per finanziare una qualsiasi attività ma semplicemente per rimborsare i primi investitori.
  • Ad un certo punto questa piramide di carta non sta più in piedi e crolla.
  • In alcuni casi come quello di Carlo Ponzi, l’inventore della truffa finisce in galera in molti altri casi, anzi nella maggior parte dei casi gli organizzatori di queste “catene di Sant’Antonio” finanziarie scappano con il bottino prima che si scopra l’inghippo.

Numerosi casi ci sono stati anche negli ultimi anni, basti pensare a quel che avvenne in Albania verso la fine degli anni Novanta, oppure al caso Madoff negli Stati Uniti o anche a diversi scandali finanziari accaduti in italia negli ultimi 30 anni. Lo schema è sempre lo stesso, il famigerato “schema Ponzi”!

 

 

   

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